ITALIA SELVATICA
Storie di orsi, sciacalli dorati, lupi, gatti selvatici, cinghiali, linci, lontre e un castoro” (UTET)
Presentazione: sabato 12 ottobre, ore 17.00, torna a Malga Cere Daniele Zovi. Questa volta presenterà il suo ultimo lavoro “Italia Selvatica“, uscito a settembre per UTET edizioni. Modera l’incontro Luigi Dall’Armellina. Per chi vuole fermarsi: ore 20 cena menù fisso (20 euro a persona). Prenotazione obbligatoria, posti limitati.
Daniele Zovi è nato nel 1952 a Roana e cresciuto a Vicenza. Si è laureato in Scienze Forestali a Padova e per quarant’anni ha prestato servizio nel Corpo Forestale dello Stato, prima come ufficiale e poi come dirigente. Nel 2017 è stato nominato generale di brigata del Comando Carabinieri-Forestale del Veneto ed è uno dei maggiori esperti in materia di animali selvatici, autore di diversi trattati sul tema.
Luigi Dall’Armellina, laureato in storia e geografia ha lavorato per alcuni anni nella cooperazione internazionale collaborando con l’Università di Ca’ Foscari (Venezia) in progetti di turismo sostenibile nel Sud del mondo. Gestore di Malga Cere, vive 10 mesi l’anno tra i boschi e pascoli del Lagorai a stretto contatto con i “selvatici”.
Ecco come Daniele Zovi presenta Italia Selvatica:
“Specie che rischiavano l’estinzione, come l’orso o il lupo, hanno ritrovato il loro posto nei nostri boschi, le lontre sono tornate a popolare i ruscelli, lo sciacallo dorato, fino a poco fa totalmente sconosciuto, ha superato il confine sloveno; per la prima volta dopo cinquecento anni, finalmente è stato visto un castoro in territorio italiano. Il loro mondo è anche il nostro. Raccontare di loro racconta anche di noi, quello che accade a loro ci riguarda comunque. In ognuno di noi, forse nel cuore, sta annidato il selvatico. Resta là, acquattato, un occhio aperto e uno chiuso. È la parte di noi che non si arrende alle macchine, ai computer, alla tecnologia; è la parte di noi che ricorda il fischio del vento e il crepitio del fuoco, l’abisso e la foresta, il timore di essere predati e l’euforia nel predare. Di quando in quando i selvatici ci avvicinano. L’uccellino di pochi grammi che nidifica sulla porta di casa, il capriolo che salta la recinzione e mangia il radicchio nell’orto, il camoscio che l’altro giorno si è perso per le strade di Verona e l’orsa che si accomoda nella veranda della villetta in Abruzzo a me sembrano dire che i muri che abbiamo innalzato per distinguere i nostri spazi da quelli degli altri sono inutili e brutti. L’Italia selvatica, misteriosa e incantevole, è in mezzo a noi, ci impaurisce, ci attira, ci interessa anche perché ci parla di noi. Dire selvatico è dire libertà e bellezza, emozione e rispetto, parole che dovremmo desiderare di usare ogni volta che diciamo natura”.